
L’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza prosegue il progetto “Miti, orrori e rimossi del colonialismo italiano” presentando dal 17 al 19 novembre
QUANDO I NOSTRI BISNONNI SI INCONTRARONO
Memorie e storie a confronto,
una tavola rotonda, e tre proposte cinematografiche
Sala conferenze, Palazzo San Celso, Polo del ‘900, corso Valdocco 4/A Torino
Attraverso un arco lunghissimo di tempo e con tante e diverse implicazioni, la vicenda del colonialismo italiano si dipana dagli inizi del secolo scorso a oggi come un filo continuo che, nonostante una rimozione quasi totale, continua a interpellarci. Le tante storie individuali che emergono dalla memoria suggeriscono riflessioni doverose e confronti tra chi di queste memorie è portatore o erede o entrambe le cose.
Il silenzio prolungato e l’oblio in cui sono cadute queste vicende storiche hanno suscitato equivoci (italiani brava gente) e pregiudizi. Questi ultimi, dapprima spietatamente coltivati, sono rimasti pesantemente sotto traccia e puntualmente riesplodono nella forma di un brutale, diffuso razzismo.
Usando il cinema di ieri e di oggi, il nostro progetto si prefigge di dare un piccolo contributo per fare conti molto a lungo non fatti.
Nello scorso luglio abbiamo organizzato la proiezione di due film con la collaborazione dell’Archivio del Cinema d’impresa: Le rose del deserto diretto da Mario Monicelli, e Asmarina scritto e diretto da Alan Maglio e Medhin Paolos.
Per questa seconda tappa del nostro viaggio a ritroso nella Storia, proponiamo tre appuntamenti cinematografici e una tavola rotonda, intitolata Quando i nostri bisnonni si incontrarono: memorie e storie a confronto.
Il titolo della tavola rotonda (e della seconda parte del progetto) è ispirata dalle parole del regista Dagmawi Yimer all’inizio del film Come un uomo sulla terra, parole che ci sono parse come una suggestione che spiega efficacemente il nostro percorso. Tutto ha inizio da un incontro, e quello suggerito da Dagmawi Yimer è davvero un incontro paradigmatico, sorgente di tante storie che non riguardano solo il passato ma anche il nostro presente. Questo percorso è possibile infatti solo tramite il contributo che le narrazioni e le rappresentazioni dei nuovi cittadine e cittadini apportano alla riflessione e alla rivisitazione della storia nazionale, consentendo un ripensamento condiviso, consci del tessuto sociale composito della nostra attuale cittadinanza.
Le connessioni tra passato e presente sono tema di tutti i film che presentiamo. In modi diversi e con differenti approcci questi film ci parlano di noi, di chi siamo, dei luoghi da cui veniamo e della complessità in cui viviamo. Ci invitano inoltre a vedere il passato non come qualcosa di lontano, sbiadito e separato ma a ritrovare le sue tracce nel presente, ad attraversarlo con consapevolezza.
PROGRAMMA proiezioni e incontri
Mercoledì 17 novembre ore 17.00
Pagine nascoste di Sabrina Varani (Italia 2017, dur. 67 min)
Introduce il film Sara Staffieri (Archivio delle donne in Piemonte)
Giovedì 18 novembre, ore 17.00
My Home, in Libya di Martina Melilli (Italia 2018, dur. 66 min)
Introduce il film Daniela Ricci, con la presenza della regista
a seguire
Tavola rotonda: QUANDO I NOSTRI BISNONNI SI INCONTRARONO. Memorie e storie a confronto
Intervengono: Martina Melilli, Fartun Mohamed, Farah Polato, Maria Viarengo, Dagmawi Yimer, Paolo Calvino. Modera l’incontro Daniela Ricci
INGRESSO GRATUITO
Venerdì 19 novembre, ore 17.00
Come un uomo sulla terra di Andrea Segre e Dagmawi Yimer (Italia 2008, dur. 60 min)
Il film sarà preceduto dalla proiezione di due cortometraggi della regista Martina Melilli:
Il quarto giorno di scuola (Italia 2015, dur. 5 min)
Italian-African rhyzome. A choreography for camera (+ voice) (o This in me) (Italia 2016, dur. 4 min)
Introduce i film Farah Polato. Con la presenza dei registi
Sinossi dei film
- Nel documentario Pagine nascoste di Sabrina Varani (mercoledì 17 novembre, ore 17.00), la scrittrice italiana Francesca Melandri affronta per la prima volta l’eredità del padre, convintamente fascista e razzista durante il ventennio. Un passato per lungo tempo censurato dalla memoria familiare che, attraverso ricerche in Italia e in Etiopia, la figlia indaga e rielabora per il suo nuovo romanzo, Sangue giusto (Rizzoli 2017), confrontandosi infine con le rimozioni della memoria di un paese e del suo violento passato coloniale. Francesca studia e indaga per cinque anni, elaborando le sue conoscenze in una narrazione complessa, che intreccia il nostro passato coloniale con l’Italia intollerante e razzista di oggi, riscoprendo dolorosamente i nostri legami culturali con quell’ideologia violenta, mai realmente debellata alla radice, che, come un fiume carsico, vediamo riemergere nel nostro presente.
- My Home, in Libya (giovedì 18 novembre, ore 17.00) Dal 1970 i nonni di Martina vivono in un piccolo paese vicino a Padova. Nati in Libia negli anni ’30 sono stati espulsi da Gheddafi nel 1970 insieme ad altri 20.000 Italiani. Confiscati tutti i beni, da un giorno all’altro si ritrovano sulle navi che li riportano in Italia, un luogo che è solo più un simbolo e non un’appartenenza. Da allora Antonio e Narcisa vivono isolati in una casetta piena di modesti ma densi richiami: una manciata di sabbia del Sahara, rose del deserto, piante grasse e un pappagallo di nome Marisa. Il tempo si è fermato, ma non per Martina che vuole saperne di più e si immerge nel racconto del paese di ieri e di oggi, grazie ai ricordi del nonno e all’aiuto della rete, che le consente di stabilire un contatto con un giovane libico di Tripoli. Così il nonno disegna per lei, sulla base dei ricordi, la mappa della sua Tripoli, distante ormai quasi mezzo secolo: corso Vittorio Emanuele, la cattedrale, il lungo mare, la via dove avevano il loro negozio di materiale elettrico. Intanto la Libia dei giorni nostri è nel caos più totale e Martina non può verificare con i suoi occhi quanto il nonno le evoca. La rete le viene in aiuto e riesce a stabilire un contatto con un giovane libico che, sulla base degli schizzi del nonno, inizia a inviare immagini della Tripoli di oggi: i nomi delle strade sono cambiati, molti quartieri non esistono più, le milizie armate si dividono la città e spadroneggiano. A poco a poco il rapporto tra Martina e Mahmoud cresce in un fitto scambio di messaggi e immagini via internet. Da una parte una giovane che fa del territorio europeo la sua casa, dall’altra un giovane libico che non vede nessun futuro se non immaginandosi fuori dalla Libia. Martina si avvicina al posto più estremo della Sicilia che si affaccia sul Mediterraneo mentre Mahmoud fa lo stesso dal litorale di Tripoli. I due si guardano senza vedersi, ma ormai si conoscono.
- Come un uomo sulla terra (venerdì 19 novembre, ore 17.00) è un viaggio di dolore e dignità, attraverso il quale Dagmawi Yimer riesce a dare voce alla memoria quasi impossibile di sofferenze umane, rispetto alle quali l’Italia e l’Europa hanno responsabilità che non potevano rimanere ancora a lungo nascoste. Il film raccoglie per la prima volta la voce diretta dei migranti africani sulle modalità in cui la Libia sta operando il controllo dei flussi migratori dall’Africa, per conto e grazie ai finanziamenti di Italia ed Europa. Dag studiava giurisprudenza ad Addis Abeba, in Etiopia. A causa della forte repressione politica nel suo paese ha deciso di emigrare. Nell’inverno 2005 ha attraversato via terra il deserto tra Sudan e Libia. In Libia, però, si è imbattuto in una serie di disavventure legate non solo alle violenze dei contrabbandieri che gestiscono il viaggio verso il Mediterraneo, ma anche e soprattutto alle sopraffazioni e alle violenze subite dalla polizia libica, responsabile di indiscriminati arresti e disumane deportazioni. Sopravvissuto alla trappola libica, Dag è riuscito ad arrivare via mare in Italia, a Roma, dove ha iniziato a frequentare la scuola di italiano Asinitas Onlus, punto di incontro di molti immigrati africani. Qui ha imparato non solo l’italiano ma anche il linguaggio del video-documentario. Così ha deciso di raccogliere le memorie di suoi coetanei sul terribile viaggio attraverso la Libia, e di provare a rompere il silenzio su quanto successo nel paese nordafricano
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INFO: Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, via del Carmine 13, 10122 Torino, tel. 0114380111, info@ancr.to.it, www.ancr.to.it