
Con questo MILLENOVECENTO63 siamo alla ventitreesima edizione delle rassegne curate dall’Ancr dedicate al cinema italiano anno per anno.
Gli anni Sessanta sono per l’Italia la stagione irrepetibile di una cinematografia matura e solida, che può contare su un sistema produttivo e di distribuzione capillare ed efficiente, sul ruolo di primo piano che lo spettacolo cinematografico svolge nella vita e nella cultura delle persone, che ha per ora solo una limitata concorrenza nella televisione e nel teatro, sull’affezione del pubblico che frequenta massicciamente le sale, capillarmente distribuite in tutto il paese.
La produzione del cinema italiano tocca nel 1963 nuovi record: sono ben 188 i film di nazionalità italiana e ben 60 anche i film stanieri con una partecipazione finanziaria e produttiva italiana. I molti autori attivi, vecchi e giovani, percorrono una vastissima gamma di generi dall’analisi critica, con tocchi satirici, dei nuovi fenomeni sociali e di costume (l’attico, la corrusione, il boom) al film storico in vario modo declinato (Caterina di Russia, Il gattopardo), al peplum e al film mitologico (e qui l’elenco è lunghissimo con i vari Ercole, Goliath, Sansone Perseo, ecc.)), al feuilleton (La cieca di Sorrento, Cuori infranti), ai film di guerra e sulla Resistenza, alle parodie di film di successo (Divorzio alla siciliana), ai film scollaciati (ne è maestro Marino Girolami), ai comici classici (non manca naturalmente Totò anche se già si affacciano Franchi e Ingrassia), ai film di denuncia, ai sexy e mondo di notte, di avventura, ecc.
Nella rassegna, per dare un quadro significativo dei film dell’anno (scegliendo di esludere 8 e ½e Il gattopardo come film a tutti noti), abbiamo cercato di mettere insieme opere di diversi autori, importanti ma meno noti, seguendo anche qualche piccolo accorpamento tematico. I basilischi, primo film di Lina Wertmuller è un film curioso e interessante, sia perchè ambientato in una provincia del profondo sud, che ben poco fino ad ora aveva avuto l’onore di comparire sullo schermo sia per la sua efficace descrizione di custume già intrisa di effetti comici; il sud è anche protagonista ne I fidanzati, un film minore di Ermanno Olmi che continua sul filone poetico crepuscolare che costituisce la cifra del regista, sempre attento a descrivere la realtà quotidiana fatta di piccole cose, di personaggi umili e di una efficace descrizione del mondo operaio e del lavoro; il lavoro operaio è anche il tema di Omicron, che pur proiettato in una una vicenda di fantascienza assurda ci fa entrare, con grande realismo, nella grande fabbrica ( la Fiat) in via di radicale ristrutturazione del modello di lavoro e pronta a introdurre il lavoro parcellizzato. A I compagni va il merito di essere uno dei pochissimi film che ricostruisce con accenti di veridicità storica le lotte operaie del primo novecento. I film a episodi, che in quegli anni sono di moda, sono qui rappresentati da I fuorilegge del matrimonio, il secondo e ultimo film dei Taviani – Orsini sul tema, in quel momento scottante, del divorzio; da Rogopag, fatto a più mani dai grandi Rosselini, Godard, Pasolini, e ancora Gregoretti che ebbe durissimi problemi soprattutto per l’episodio di Pasolini; e I mostri, un film aspro e sgradevole di cui vedremo due episodi inediti. Proponiamo inoltre un film che potremmo definire di denuncia, Le mani sulla città di Francesco Rosi, particolarmente significativo tenuto conto che il 1963 è l’anno incui viene affossata, prima ancora di nascere la riforma urbanistica del ministro democristiano Fiorentino Sullo che avrebbe potuto rappresentare per il nostro paese un freno al saccheggio edilizio perpetrato invece in tutti gli anni successivi senza limiti. Completano il quadro della nostra rassegna due film sulla Resistenza: Il terrorista unico film del regista teatrale De Bosio, che ci anticipa alcune interpretazioni sessantotine della Resistenza, e La ragazza di Bube di Comencini, tratto con una certa fedeltà anche di atmosfera dal romanzo di Carlo Cassola.
Sul piano storico, di un anno pieno di eventi significativi, nazionali e internazionali, ricordiamo almeno le due morti, che rappresentano delle fratture in qualche modo epocali: quella di Papa Giovanni XXIII, che significa la fine di una straordinaria primavera, e quella traumatica, choccante, violenta di Johnn Kennedy che segna l’America e il mondo.