
La rassegna Millenovecento59, come di consueto, è accompagnata da un catalogo, del quale riportiamo la presentazione.
Gli anni Sessanta bussano ormai alle porte con la loro carica di profonde trasformazioni nella vita economica e materiale del nostro paese e, di riflesso, nel costume, nella mentalità, nella cultura. In queste trasformazioni saranno soprattutto i giovani gli elementi di rottura, inizialmente sul piano esteriore, dei modelli di vita, degli atteggiamenti e comportamenti, e poi invece su quello più culturale e ideologicamente radicato che preluderà alla ribellione del ´68. Il cinema italiano ha una intensa produzione con autori di medio e buon livello su temi che potremo dire di medio impegno; senza le punte dei grandi capolavori, dei film che lasciano una forte traccia nella storia della cinematografia – per i quali dovremo aspettare l´anno successivo, il 1960, con la Dolce vita di Fellini e Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Sono infatti ben 133 i film prodotti nell´anno 1959 ai quali si aggiungono i cosidetti minoritari italiani, secondo la definizione di Aldo Bernardini, cioè i film nei quali l´apporto produttivo italiano è minoritario e di cui in questo catalogo abbiamo offerto non l´elenco completo ma una piccola selezione. E naturalmente anche le coproduzioni, ovvero film italiani con intervento di capitale stranieri, sono molto frequenti soprattutto con la Francia, la Spagna, la Germania e talvolta anche con gli Stati Uniti, e forniscono un segno di come il cinema italiano abbia bisogno di un afflusso di capitali e intenda aprirsi a logiche produttive di mercato internazionale. Così molti peplum sono coproduzioni (Ercole e la regina di Lidia, Erode il grande, Giuditta e Oloferne, La battaglia di Maratona, Nel segno di Roma, ma sono in coproduzione anche film come Nella città l´inferno, La notte brava, Policarpo ufficiale di scrittura, I magliari, Il Generale della Rovere, Audace colpo dei soliti ignoti). Come al solito il catalogo, nella sua forma di rassegna stampa e proposta di materiali documentari, è costruito oltreché sulle schede del fondamentale Dizionario del cinema italiano a cura di Roberto Poppi e Mario Pecorari (Gremese, Roma 1991), sulle recensioni dei film, quasi sempre riportate integralmente, tratte dai principali quotidiani italiani e dalle riviste di cinema. Su questo fronte va segnalato come le riviste di cinema, nell´ anno considerato, si allontanino dal carattere più popolare, ma anche più vivo, di rotocalco, con cui le avevamo conosciute negli anni Cinquanta, per assumere quello più libresco e paludato di riviste di studi, di critica e anche un po´ di accademia. Nasce la cinefilia ma forse muore una parte vitale del cinema. L´esempio più eclatante è naturalmente quello di «Cinema nuovo», che già dalla fine dell´anno precedente, perché non sufficientemente redditizio, era stato chiuso dall´editore Feltrinelli e aveva dovuto trasformarsi in una rivista bimestrale, perdendo quella sua forma che continuava in qualche modo il vecchio «Cinema». Il ´59 vede comunque la nascita (e non potremmo non citarlo!) de «Il nuovo spettatore cinematografico», la rivista fondata e diretta da Paolo Gobetti e, almeno inizialmente, derivato e ispirato proprio da «Cinema nuovo». Nel catalogo di quest´anno c´è poi una significativa variazione. Oltre al suo consueto e utilissimo pezzo, Baldo Vallero propone un esaustivo lavoro di indagine sulla programmazione dell´anno nelle sale di Torino, quasi come un campione rappresentativo delle linee di tendenza a livello nazionale. La tabella che lo accompagna e che dà conto di tutta la programmazione torinese è molto significativa perchè ci permette di vedere in concreto il rapporto nella programmazione fra cinematografia italiana e quella straniera, europea e americana, costruita sull´anno dato e in un luogo definito. Qualche osservazione infine sui dati che emergono dalla tabella di Vallero Dati e date del cinema italiano: nel nostro anno rispetto al 1958 il numero complessivo degli spettatori è ancora in aumento, ma non di molto: da 730 milioni a 748; la ripartizione dell´incasso vede una diminuzione dell´incasso per i film americani e un aumento significativo (quasi il 10% in più) per i film italiani, con piccole variazioni in più e in meno per le altre nazioni europee. Il prezzo medio degli incassi è naturalmente in leggera levitazione. Per quanto riguarda gli incassi, il campione è La grande guerra, come a significare una volontà di riappropriazione di una parte della storia italiana del passato, spogliata dalla manipolatoria retorica patriottarda da cui era stata ammantata negli anni del fascismo e con cui la si continuava a studiare a scuola. Segue però subito dopo Europa di notte, un film che vuole essere scandalistico, rispetto al costume dell´epoca, sicuramente ancora molto bigotto, e che strizza maliziosamente l´occhio a quella parte del pubblico italiano, presumibilmente maschile, che cerca le immagini un po´ osé; al terzo, quarto e quinto posto troviamo – la grande novità nel cinema popolare – una serie di tre peplum , a cominciare dal secondo film di Francisci su Ercole Ercole e la Regina di Lidia, proseguendo con Gli ultimi giorni di Pompei e con Il terrore dei barbari. Arrivano poi le commedie divertenti come Audace colpo dei soliti ignoti, che pur cambiando regista (Nanni Loy al posto di Monicelli) con altrettanta buona fortuna commerciale incalza il suo predecessore I soliti ignoti, al terzo posto nella classifica degli incassi nel 1958. Buoni incassi hanno comunque anche i film più propriamente autoriali, come Il generale della Rovere, I Magliari, La Notte brava, Estate violenta. Per gli esordi alla regia, insieme a una raffica di nomi che non lasceranno tracce nella storia della cinematografia, i grandi emergenti saranno Lucio Fulci e soprattutto Sergio Leone alla sua prima prova in coregia con Mario Bonnard, uno degli irriducibili registi degli anni del muto e del ventennio.