Le porte del Mediterraneo – Uno sguardo sulla cinematografia araba

Una rassegna di opere cinematografiche provenienti da paesi arabomediterranei (Egitto, Siria, Marocco), assai poco note al pubblico italiano

LE PORTE DEL MEDITERRANEO – Uno sguardo sulla cinematografia araba

In programma 15 film molto diversi tra loro per provenienza, epoca e stile, per offrire almeno un assaggio di questo mondo attraverso lo sguardo di grandi registi e altri giovani emergenti.
Ci sono autentici classici come El Mummia del 1969 di Chadi Abdel Salam o El Souk El Soudah (Black Market) del 1945 di Kamal El-Telmessany o ancora Cairo Station di Youssef Chahine, ma anche i lavori di giovani registi rappresentativi delle inquietudini creative e personali che pervadono un mondo difficile ma spesso animato dall’interno da un vivace fermento culturale; si presentano inoltre alcuni capolavori del cinema siriano, inediti in Italia, opera di Osama Mohammed e Omar Amiralay, entrambi fortemente critici nei confronti del regime politico che guida il loro Paese e variamente censurati e attaccati, ma noti e apprezzati all’estero, soprattutto in Francia.

PROGRAMMA

 

Martedi 3 giugno

ore 17.30

Stray Cats di Tamer El Boustany, (Egitto, 2005), 19´

Amir, un giovane egiziano, decide improvvisamente di cambiare vita e di studiare cinema a Roma. Persino prima di partire, prova già nostalgia per Il Cairo, i suoi amici, i suoi vicini, persino i gatti randagi che abitualmente nutre. Subito prima di lasciare la città, incontra una donna affascinante e sensuale con la quale trascorre una notte d’amore memorabile.

The Fifth Pound di Ahmed Khaled, (Egitto, 2005), 14´

Il film, che vuole essere una critica alla società egiziana, racconta le effusioni amorose di un ragazzo e una ragazza egiziani all´interno di un autobus, mentre l´autista canta i versetti del Corano diffusi dalla radio. In realtà l’autista, che vede la scena dallo specchietto, immagina di essere al posto dell’uomo. Al momento di scendere, il ragazzo paga i biglietti con cinque sterline egiziane: due per lui, due per la ragazza e una per la discrezione dell’autista.

The Place I Call Home di Tamer Ezzat, (Egitto, 2006), ´62

Il film parla di quattro giovani egiziani e della loro ricerca di un luogo dove potersi sentire a “casa”. Per alcuni questa ricerca del benessere materiale e spirituale vuol dire emigrare, per altri la realizzazione personale e la stabilità sono dietro l’angolo. Il film segue questi giovani con i loro sogni e le loro difficoltà nel cercare di realizzarli in un Paese in rapido cambiamento. Questo film è stato realizzato grazie ai finanziamenti dell’UNESCO per registi indipendenti ed è stato scelto tra oltre 200 progetti provenienti da tutto il mondo.

ore 20.30

The Night of Counting the Years (Al Momya) di Chadi Abdel Salam, (Egitto,1969), 110´

Il film è basato sugli eventi che coinvolsero una spedizione archeologica francese che conduceva scavi nella Valle dei Re presso Tebe nel 1881, e la gente del posto obbligata per sopravvivere a vendere al mercato nero preziosi manufatti antichi. Illustrando le relazioni complesse tra ladri di tombe ed egiziani, il film sfida il concetto europeo che la rimozione degli antichi reperti egizi significhi “salvataggio” o “progresso scientifico”. E’ piu’ di una semplice condanna degli individui o delle istituzioni che hanno creato e sostenuto l’Egittologia: il punto centrale del film è l’esplorazione della complessa identità culturale egiziana, una sintesi di passato faraonico, lingua araba ed Islam.

 

Mercoledì 4 giugno

ore 17.30

From a Far: Trilogy of Alexandria di Ahmad Abou Zeid, (Egitto, 2002), 49´

Un uomo torna nella sua città natale dopo essere stato all’estero per oltre vent’anni. Cammina per le strade per rivedere i vecchi luoghi della sua giovinezza. L’ultimo giorno prima della sua partenza incontra per caso alcune persone e invece di sviluppare un senso di appartenenza si sente sempre più alienato, incapace di comunicare. Le persone, apparentemente così vicine, sono in realtà molto distanti e un’aria di solitudine avvolge persone e luoghi.

 

A Gulf Between Us di Khaled El-Hagar, (UK, 1995), 45´

Un uomo arabo ed una donna ebrea si incontrano per caso a Londra subito prima della Guerra del Golfo del 1991. Si innamorano ed iniziano una difficile convivenza nell’alloggio di lei in un quartiere abitato da ebrei che non vedono di buon occhio quella presenza e tantomeno quel legame. Anche la comunità araba non capisce come possa un arabo innamorarsi di un’ebrea. Il loro pur sempre più grande amore dovrà confrontarsi anche con gli eventi mondiali.

 

ore 20.30

Cairo Station (Bab El Hadid) di Youssef Chahine, (Egitto, 1958), 75’

La stazione centrale del Cairo è popolata da gente che di giorno fa i lavori più disparati e di notte dorme nelle carrozze abbandonate. L’invalido Kinawi, interpretato dallo stesso Chahine, si innamora della bellissima Hanuma, che vende bibite ed è già impegnata con il virile capo dei facchini Abu Sri. La vicenda drammatica dei tre personaggi si snoda sullo sfondo dell’affollata stazione, specchio della società egiziana. Considerato un classico del cinema egiziano, il film fu bandito dall’Egitto per 12 anni ma fu presentato con grande successo al Festival di Berlino.

 

Giovedì 5 giugno

ore 17.30

Step by step di Usama Muhammad (Siria, 1980) 22´

Primo corto di questo grande regista, una delle voci più alte, autonome e personali del mondo arabo contemporaneo, fu girato negli anni Ottanta prima del celebre Stars in Broad daylight (1988) che assicurò all´artista la notorietà internazionale. La proiezione pubblica di entrambi i film, benchè prodotti in Siria, non fu mai autorizzata all´interno del paese. Il film, a metà strada fra fiction e documentario, traccia un profilo impietoso ma poetico delle disillusioni e delle aspettative tradite della generazione cresciuta in Siria dopo il 1967, cresciuta in una società misera e isolata, nutrita solo della retorica di un regime spietato e violento.
A flood in Baath Country di Omar Amiralay (Siria,1970), 46´

Nel 1970 il regista siriano Omar Amiralay realizzò il suo primo film sulla costruzione della diga sull´Eufrate. Il film è una celebrazione di quest´opera che creò un lago artificiale nel villaggio di Al- Mashi sull´Eufrate. Il film si conclude con immagini della scuola e un disegno sulla diga fatto dai bambini.
Film essay on the Euphrates dam di Omar Amiralay, 13´

33 anni dopo Amiralay ritorna ad Al Mashi per realizzare questo nuovo film, ma il suo giudizio sulla diga e sui suoi effetti è molto diverso.

 

ore 20.30

Sacrifices (Sunduq Al-Dunya) di Usama Muhammad (Siria, 2002), 90´

Un albero, una casa, vuoto, solitudine: il vecchio capo famiglia è in punto di morte. Vorrebbe dare il suo nome a uno dei nipoti appena nati, ma non potrà riconoscere nessuno di loro prima di morire. Tre cugini senza un nome si trovano pertanto a vivere in questo mondo primitivo. Essi cercano una possibilità di vita migliore e di salvezza. Il primo di loro in una vita moderata e sottomessa, il secondo nell´amore, il terzo nell´ambito del potere, della violenza e della crudeltà. Il padre del secondo, di ritorno dalla guerra, darà al terzo le chiavi di un più forte e grande potere. L´albero che da mille anni fa da spettatore medita su ciò che potrà accadere nell´arco dei successivi duemila.

 

Venerdì 6 giugno

ore 17.30

Al-Souq Al-Sawdaa (Black Market) di Kamel El-Telmissani (Egitto, 1945), 95’

Egitto, Seconda Guerra Mondiale. L’economia del Paese è devastata dalla guerra. Il droghiere e il panettiere di un vicolo decidono di allearsi per speculare sui problemi portati dalla guerra e nascondono la loro merce per poterne successivamente alzare il prezzo. Solo un giovane decide di denunciare la corruzione dilagante, aiutato dal potere dell’amore. Il film è stato inserito tra i 100 film egiziani del secolo scorso da salvare.

 

ore 20.30

Salade Maison di Nadia Kamel, (Francia, Svizzera, Egitto, 2007), ´90

Dice la regista: “La storia è semplice. Mia madre, Mary, è un miscuglio di religioni, culture e popoli. Lei è ebrea, cattolica e musulmana. E’ italiana ed egiziana. E’ una comunista, femminista e pacifista istintiva. Lei è tutte queste cose insieme. E io, Nadia, la sua figlia maggiore, sono anch’io un miscuglio e, come lei, lo adoro.” Il viaggio in Italia e successivamente in Israele, con la figlia e il nipotino, per trovare parenti che non vedeva da lungo tempo, è l’occasione per raccontare questa incredibile storia di calore e tolleranza e di possibile convivenza tra culture, identità e religioni diverse.

 

Sabato 7 giugno

17.30

Mektoub di Nabil Ayouch, (Marocco, 1997), ´90

Premiato come migliore opera prima al Cairo Film Festival nel 1997, e basato su una storia vera, il film, un giallo girato con un ritmo serrato, è una dura accusa contro la corruzione nella polizia marocchina. L’oculista Taoufik, dopo una lunga formazione negli USA, torna a Casablanca. Durante un convegno a Tangeri sua moglie Sophia viene rapita e violentata. Taoufik, nel tentativo di scoprire la verità, uccide un uomo. Inizia una lunga caccia attraverso il Marocco per recuperare la videocassetta che Taoufik è riuscito a prendere e che documenta il coinvolgimento nella violenza di personalità importanti.


Domenica 8 giugno

ore 16.00

Ali Zaoua di Nabil Ayouch, (Marocco, 2000), 93’

Il piccolo Ali e i suoi fedeli amici, Kwita, Omar e Boubker, vivono ai margini della metropoli marocchina di Casablanca dove si affrontano le bande rivali dei bambini di strada. Ali sogna di navigare come un vero marinaio e raggiungere un’isola felice, ma non è facile sottrarsi alle leggi della strada. Al grido “La vita è una merda” la banda dello spietato Dib li attacca e per Ali, colpito in pieno volto da una pietra, non c’è speranza. I suoi compagni, impauriti e disorientati, devono trovare la forza di reagire. La breve vita di Ali dev’essere coronata da un funerale degno di un principe.

 

 

Martina Corgnati ha curato la rassegna con Sherif Awad.

Il programma è stato realizzato dall´Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza
in concomitanza con la mostra “Le porte del Mediterraneo” in corso a Rivoli