La forma del documentario

Retrospettiva di cinema documentario ed etnografico. A Torino dall´11 novembre al 16 dicembre 2008

Il cinema documentario riveste nella nostra società un ruolo di importanza sempre maggiore. Benché periferico ai normali canali della distribuzione, la sua presenza come documento e come strumento di ricerca risulta in costante aumento. E´ infatti indubbio che, sia negli ambiti in cui si svolge ricerca scientifica, sia ove gli obiettivi rientrano nell´ampia categoria della promozione sociale e culturale, il cinema e il video sono medium sempre più importanti. A tale diffusione non corrisponde tuttavia la creazione di adeguati momenti di riflessione sulla pratica della produzione di documenti audiovisivi. In particolar modo ci si riferisce qui a riflessioni sulle trasformazioni storiche del linguaggio e sul problematico rapporto tra realtà e audiovisivo, temi che nella produzione contemporanea spesso sono dati per scontati o posti in secondo piano.
“La forma del documentario” vuole essere quindi un tentativo di creare uno spazio di riflessione su come il cinema documentario si sia trasformato nelcorso del Novecento e un momento utile per creare una maggiore sinergia tra una riflessione teorica ed epistemologica e la pratica del filmmaking. Il ciclo di proiezione è stato articolato in cinque incontri, ognuno introdotto da specialisti. La rassegna, organizzata dall´Archivio, è stata curata da Alex Vailati, Cecilia Pennacini e Paola Olivetti.

Programma della rassegna

martedì 11 novembre, ore 15.30

UN PIONIERE DEL CINEMA DOCUMENTARIO

L’uomo con la macchina da presa, Dziga Vertov, 1929, Unione Sovietica, 68´

Il progetto di Dziga Vertov è considerabile come un punto di partenza per una riflessione riguardante il rapporto tra la realtà e la sua rappresentazione visiva. Il processo di realizzazione di un film diviene qui il tema principale. Le tecniche di montaggio, utilizzate da Vertov, evidenziano infatti la finzione implicita nella riproduzione cinematografica e la centralità del punto di vista individuale del regista.


martedì 18 novembre, ore 15.30

JEAN ROUCH: IL CINEMA-VERITE’

Chronique d´un été, Edgar Morin, Jean Rouch, 1961, Francia, 85´

Un´esperimento di cinéma vérité, così gli autori stessi, davanti alla macchina da presa introducono la riflessione teorica su cui si fonda il film. Film che può essere considerato come un momento di fondamentale riflessione sul linguaggio cinematografico e sul ruolo dell´audiovisivo nella ricerca. Esso infatti influenzerà incisivamente il cinema francese e fornirà un esempio di come i paradigmi teorici che sottendono la ricerca sociale possono confluire in un documento visivo.
martedì 25 novembre, ore 15.30

LA PARABOLA DEL CINEMA D’OSSERVAZIONE

N!ai, the Story of a !Kung Woman, John Marshall, 1980, Stati Uniti, 59´

Il lavoro di John Marshall è considerabile come un caso unico nella storia del documentario e dell´antropologia visiva. Per più di quarant´anni ha filmato un ristretto gruppo sociale nel deserto del Kalahari. Nelle immagini di questo film si può ritrovare una presentazione del processo di elavorazione teorica che è spesso assente nel documentario: dai primi girati di matrice “osservazionale” al modo con cui essi complementano i girati più recenti in cui l´antropologo è “presente” e riflette sul proprio rapporto con le persone in questione.
martedì 9 dicembre, ore 15.00

RELIGIONI E RAPPRESENTAZIONE VISIVA

Koriam´s Law and the Dead Who Govern, Gary Kildea, Andrea Simon, Andrew Lattas, 2005,

Australia, 110´

Uno degli autori del film, Gari Kildea sarà presente in sala.

La rappresentazione visiva di una religione è probabilmente uno degli ambiti più complessi e difficili con cui si può confrontare un antropologo visivo. La religione è infatti un oggetto difficile da filmare, in quanto comprende entità invisibili all´occhio umano e alla macchina da presa. Koriam´s Law tenta di ricostruire questo universo attraverso l´esplorazione delle pratiche religiose e le discussioni tra l´antropologo Andrea Lattas e il leader religioso Peter Avarea. Una rappresentazione che restituisce la centralità dei singoli individui all´interno di un sistema culturale che implicitamente lega culture diverse e lontane.
martedì 16 dicembre, ore 15.30

UN CINEMA TRANSCULTURALE

Cannibal Tours, Dennis O´Rourke, 1988, Australia, 70´

Il viaggio di un gruppo di turisti occidentali sul fiume Sepik, in Papua Nuova Guinea, viene documentato. L´autore filma il loro incontro con gli abitanti dei villaggi della zona. Viene quindi mostrato l´incessante gioco di specchi della rappresentazione e dell´appropriazione da parte dei “primitivi” di un´immagini che i turisti ricercano. Emerge tuttavia anche la difficoltà di un reale contatto tra i protagonisti del film. Nella visione del film, tuttavia lo spettatore ha un punto di vista privilegiato, che gli permette di riflettere sulle dinamiche di questi incontri.