Ogni tornata del concorso è una scena a sé, con sempre nuovi attori, scenografie non prevedibili, parole non dette. È così anche nel caso di questa settima edizione di Filmare la storia. Per offrire qualche flash sulle sue peculiarità si può citare la varietà e la novità delle storie raccontate nelle opere in concorso, storie locali o d’area, storie di scuole e di classi, di eroi dimenticati o ignoti altrove. Anche l’attenzione accresciuta con cui sono stati scelti molti dei titoli delle opere di quest’edizione del concorso salta all’occhio come una sua peculiarità. Può sembrare marginale, ma un bel titolo è elemento costituente di un’efficace comunicazione.
Nel panorama 2010 si notano comunque anche conferme di tendenze già osservate nelle altre edizioni. È accresciuto il numero delle opere inviate che supera quest’anno del dieci per cento quello registrato lo scorso anno a dimostrazione di un crescente interesse delle scuole per il concorso. Si conferma inoltre il suo carattere nazionale: le opere provengono da tutte o quasi le regioni del paese. Alta è anche, in media, la qualità delle ricerche e delle esperienze didattiche che si intravvedono dietro e alla base delle opere.
Sul piano delle scelte espressive si consolida una vocazione alla sperimentazione e alla mescolanza dei ‘generi’, ma in un numero crescente di casi è la ‘fiction’ ad imporsi.
Osserviamo ancora che l’impegno degli insegnanti e dei loro allievi continua a risultare largamente incentrato sul quadrinomio guerra, Resistenza, deportazione, Costituzione repubblicana, mentre altri nodi importanti della storia del Novecento (tra cui la storia del lavoro e quella delle migrazioni) risultano affrontati da piccoli gruppi di opere. Quest’anno inizia però a sentirsi l’influenza del prossimo ricorrere del 150° dell’unificazione italiana e in alcune opere vi si fa esplicito riferimento.