
Caro Pensiero Acutis, bel nome evocativo di un anarchismo primo novecentesco, caro Presidente, come lo abbiamo sempre chiamato in Archivio e nelle tante altre occasioni in cui ci siamo trovati a lavorare sugli Imi e per la sua Anei: in questo momento in cui apprendiamo della sua scomparsa due prime cose ci tornano in mente.
Una, la sua figura tutta di un pezzo, ma senza una sfumatura di supponenza, con indosso a volte un cappotto e un berretto da maestro artigiano, quale fra tanto altro è anche stato, il suo modo di parlare gestendo poco, con parole precise e maneggiate con misura come attrezzi, senza mai toni alti e sbavature retoriche, incarnazione di un’antitesi comportamentale del fascismo (e antifascisti in tanti modi furono e sono gli Imi).
La seconda, il suo monito alla fine dei discorsi più recenti, che era sollecitazione con qualche pessimismo, quando ricordava che era uno degli ultimi che avevano vissuto l’internamento in Germania dei militari, di cui si era troppo a lungo detto poco e su cui poteva incombere l’oblio che spinge in margini oscurati la nostra storia migliore e i suoi protagonisti.
Degli Imi, con il sostegno determinato e determinante del Presidente Acutis, ci siamo occupati per anni in Archivio: vogliamo aggiungere che il suo monito è diventato per noi un punto fermo nell’organizzazione del nostro lavoro anche futuro.
A chi ha conosciuto Pensiero Acutis, come instancabile presidente dell’Anei torinese e a chi non ha avuto la fortuna di incontrarlo offriamo un suo profilo biografico in video realizzato dall’Ancr qualche tempo fa (qui sotto il link). Di lui (e degli Imi) riparleremo presto.